back

02-10-2020

IL TEMPO TRA LE MANI

IL TEMPO TRA LE MANI

Un paese non è soltanto case e strade. Se fosse così, basterebbe un nulla per cancellarlo dalla memoria.
Un paese è la sua gente: quella che racconta e quella che ascolta, quella che è viva e quella che è morta.
Un paese è la speranza che non tutto vada perduto, che qualcosa rimanga, che il filo della memoria non venga spezzato.
Basta una fotografia e il fuoco si riaccende.

Il regista Remo Schellino

DI COSA PARLA
Il film racconta frammenti di vita di una piccola comunità, quella di Farigliano, dalla voce dei testimoni che narrano, con una fotografia tra le mani, un luogo, un momento, evocano un ricordo vissuto dal periodo bellico fino agli anni ’90; il tempo tra le mani. Il concetto di fotografia è scrivere con la luce. La fotografia è un utile strumento per ri-vedere tanto la realtà esterna quanto quella interna. Una fotografia può essere letta in diversi modi, ma possiamo dire che fondamentalmente essa consiste di un contenuto e di un messaggio che relaziona. Mentre il pittore ha davanti a sé una tela bianca su cui raffigurare una realtà ordinata, al contrario, il fotografo ha davanti a sé una realtà disordinata che può decidere come ordinare e ri-comporre. Inquadrare significa letteralmente mettere in cornice. Inquadrando si creano dei margini che delimitano visioni e contenuti. Questo è il vero significato di quella che chiamiamo comunemente una fotografia. Un modo per fermare in un istante il tempo e far affiorare nella nostra mente un momento vissuto, un luogo, un ritaglio di buona malinconia. Un fotografo è un artista e un artigiano, un buon artigiano, qual era Gino Voena che seppe, per più di trent’anni, raccontare la vita di tutti i giorni di un paese di Bassa Langa. Una maniera di vivere, di entrare in relazione con la quotidianità, di guardare cercando di vedere e di capire. Anche i servizi legati a riti religiosi, matrimoni, funerali oppure le leve, sono archivio di una memoria antropologica. In questi scatti rivivono costumi, riti e luoghi ormai scomparsi. Il film narra e racconta memorie e storie di una Farigliano che in parte non esiste più o è mutata: il Ristorante Il Navetto, il gioco dei birilli su terra battuta, la fabbrica di laterizi, la pesca nel Tanaro, l’alluvione del 1994, il cinema parrocchiale, la guerra, la scuola, l’accoglienza in Naviante degli esuli Argentini negli anni ‘70 che fuggivano da una feroce dittatura.

Un grande lavoro, un diario da lasciare in eredità.


I TESTIMONI
Cristina Voena, Ernestina Ballauri, Gemma Occelli, Antonio Biaritz, Mario Costamagna, Giuseppe Occelli, Natale Occelli, Olga Zunino, Giovanni Conterno, Giuseppe Voena, Eleonora Salonio, Maria Grazia Cunsolo, Lidia Anfossi, Giuseppe Ferrero, Vincenzo Milano, Aldo Mancardi, Stella Sacchelli, Clarisa Kleinman, Giacomo Ballauri, Gigliola Voena.


LA PRESENTAZIONE
Nella galleria delle testimonianze, è compresa quella di un anziano residente della frazione di Viaiano, che rievoca la figura di Giovanni Ferrero (Farigliano, 1905 – Alba, 1957) e il suo attaccamento alla comunità di origine, dimostrato in molte occasioni. Un ricordo in particolare è particolarmente curioso, perché è legato agli albori della televisione italiana…

La visione del documentario sarà giovedì 8 ottobre, alle ore 20.30, nell’auditorium di Fondazione Ferrero: ingresso su prenotazione 0173 295259 ufficiostampa@fondazioneferrero.it