«Sono nato in Alba il 1° marzo 1922 e in Alba vivo da sempre, a parte le lunghe assenze impostemi dal servizio militare e dalla lotta partigiana». Quando scrisse queste parole per un'antologia di autoritratti di scrittori italiani Beppe Fenoglio aveva trentasette anni. L'enfasi posta sul nome della città in cui era nato e in cui lavorava sembra indicare che difficilmente l'avrebbe abbandonata negli anni che gli rimanevano da vivere, indipendentemente da quanti fossero stati, così come sembra confermare la sua scarsa propensione ai viaggi.
Alba è il luogo degli affetti, degli amici, della scuola, poi del lavoro. Alba è la capitale delle Langhe, un millenario comune, un antico castro romano difeso per un lato dal fiume, per gli altri dalle colline. Alba è la prima parola del primo racconto del primo libro, e di quel racconto la vera protagonista: suona a festa le campane delle sue nove chiese quando è presa da duemila partigiani il 10 ottobre dell'anno 1944, e trema «come una creatura» quando è persa da duecento nel giorno dei morti. Era già successo nel 1922, otto mesi dopo la nascita di Beppe, pochi giorni dopo la Marcia su Roma, quando squadre di fascisti venute da fuori occuparono la città per imporre le dimissioni al sindaco Giovanni Vico, che però resistette altri tre anni, divenendo l'ultimo cittadino scelto dalla popolazione per oltre un ventennio.
La formazione e il precoce apprendistato letterario di Beppe, quindi l'esperienza più importante dopo il Liceo, l'evento che lo rivelò a se stesso determinando il suo destino di scrittore, avvennero in quegli anni. Non solo in città, anche sulle alte colline, dove fin da piccolo trascorse i periodi estivi, ospite di parenti paterni, e dove acquisì una conoscenza diretta della società contadina di cui la città rappresentava il prodotto più nobile.
Nessuno, come Marisa Fenoglio, ha saputo descrivere con altrettanta grazia e incisività l'ambiente fisico e umano in cui nacque e crebbe il fratello maggiore. Proprio lei che lasciò casa, Alba e l'Italia a ventitré anni, avrebbe sviluppato un peculiare punto di vista, insieme partecipe e distaccato, capace di restituirci la realtà di casa Fenoglio e di Alba negli anni formativi dello scrittore.
«Negli anni trenta, quando le automobili erano ancora ospiti illustri delle vie cittadine, piazza Rossetti, adagiata lungo il fianco destro della cattedrale di Alba, restava per buona parte del giorno pigra e deserta, in compagnia soltanto dei rumori discreti che le venivano dai negozietti, alimentari e artigianali, che si affacciavano sui bordi. Uno di questi apparteneva a mio padre ed era una macelleria, al numero 1 della piazza, proprio nell'angolo dove essa, attraverso la strettoia fra gli spigoli ravvicinatissimi di un pilastro della chiesa e di casa nostra, si immetteva in Piazza del Duomo. (…) Abitare sulla soglia del Duomo voleva anche dire assistere alla vita cittadina, per quella pertinenza che, più di oggi, aveva con la vita religiosa. Le tappe dell'esistenza umana, tutta la gamma della gioia e del dolore, ci sfilavano davanti. Mentre noi ce ne stavamo sulla porta di casa, semplicemente, con la naturalezza di chi sa di avere, per lo spettacolo, un regolare biglietto d'invito» (Marisa Fenoglio, Casa Fenoglio, 1995).
Le parole di Marisa Fenoglio ci accompagnano nella visita di questa prima sezione.
A cura di Luca Bufano
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Alba. City, family, school, friends/ Name: Beppe
I was born in Alba on March 1, 1922 and in Alba I have always lived, except for long absences imposed upon me by military service and by the partisan struggle.” When he wrote these words for an anthology of self-portraits by Italian writers, Beppe Fenoglio was thirty-seven years old. The emphasis placed on the name of the city in which he was born and in which he worked seems to indicate that he would have unlikely left it in the remaining years of his life, given his seeming lack of interest in travelling. Alba is a place of affections, friends, school, and then work. Alba is the capital of the Langhe, a millennial city, an ancient Roman castrum defended on one side by the river and by the hills on its other sides. Alba is the first word of the first short story of his first book, and it is the true protagonist of that story: the bells of the nine churches ring when the city is taken by two thousand partisans on the 10th of October 1944, and it trembles “like a living being” when it is lost by two hundred on All Soul’s Day. This had already happened in 1922, eight months after Beppe’s birth and a few days after the March on Rome, when fascist squads, coming from outside, occupied the city in order to force the resignation of the mayor Giovanni Vico, who was able to serve for another three years, thus becoming the last citizen chosen by the population for over twenty years. Fenoglio’s development and early literary training took place in those years as a result of the most important experience of his life after his high school years and the event that determined his destiny as a writer. It was not only in the city but also in the upper hills of the Langhe where, as a child, he would spend his summers with paternal relatives, and where he gained direct knowledge of the peasant world of which the city represented its most noble product.
No one like Marisa Fenoglio has succeeded in describing with such grace and incisiveness the physical and human environment where her older brother was born and raised. That same person, who would leave her home of Alba and Italy at the age of twenty-three and who would develop a special point of view that was both present and detached, was able to recreate for us the reality of the Fenoglio household and of Alba in the formative years of the writer.
“In the 1930s, when automobiles were still special guests of the city’s streets, Piazza Rossetti, couched along the right flank of Alba’s cathedral, remained for most of the day sleepy and deserted and in the sole company of the discreet sounds that came from the small grocery and artisanal shops that were along its borders. One of these belonged to the butcher shop of my father, located at number 1 of the square, right on the corner where, crossing the narrow passage between the extremely close edges of the church’s column and of our home, it led to Piazza del Duomo. (…) Living at the doorstep of the cathedral also meant participating in city life and, more than today, its relevance to religious life. The stages of human existence, the full range of joy and suffering, paraded in front of us. Just by simply standing at the entrance of our home, we felt the naturalness of having a formal invitation to a performance” (Marisa Fenoglio, Casa Fenoglio, 1995).
Marisa Fenoglio’s words accompany us during our tour of this first section.
Traduzioni a cura di Mark Pietralunga