Il paese - Uno e ognuno, lo straordinario quotidiano, la pace apparente

Durante la tortuosa formazione del primo libro, Fenoglio era venuto esplorando una nuova materia da affiancare a quella della guerra partigiana: «racconti della cosidetta pace» li aveva definiti in una lettera all'amica Giovanna Cresci datata 27 ottobre 1949. Nacquero così le prime storie di argomento paesano e, subito dopo, il romanzo breve La malora, in cui il giovane protagonista, Agostino Braida, rievoca in prima persona i suoi tre anni trascorsi da servitore presso la cascina del Pavaglione. È il secondo libro di Fenoglio, pubblicato nell'estate del 1954 al termine di una problematica vicenda editoriale non molto dissimile da quella del primo volume, nella stessa collana «I gettoni» diretta da Elio Vittorini. Forse irritato dal rifiuto di Fenoglio ad apportare ulteriori modifiche al testo, o forse pensando veramente, con la sua critica, di favorire lo sviluppo di un autore che nel suo intimo stimava tra i migliori di quelli che aveva tenuto a battesimo, Vittorini firmò una breve nota polemica sul risvolto di copertina, nota che avrebbe causato un vero e proprio trauma al giovane scrittore, e il suo comprensibile risentimento.

Quell'antica ragazza e Pioggia e la sposa, rispettivamente ottavo e dodicesimo della raccolta I ventitre giorni della città di Alba, possono quindi considerarsi gli incunaboli di una nuova esperienza narrativa; e sarà soprattutto la strada indicata dal secondo, con la scoperta del narratore bambino, capace di esprimere con freschezza e al di fuori di frusti schemi neorealistici la straordinarietà dei fatti narrati, a condurre ai capolavori brevi fenogliani: Il gorgo, scritto per «il Caffè» di Giambattista Vicari (che nel momento più difficile della sua biografia letteraria offrirà a Fenoglio un importante sostegno morale), La sposa bambina per «Nuovi Argomenti» di Moravia, e poco più tardi Un giorno di fuoco e Ma il mio amore è Paco, che susciteranno l'ammirazione di Italo Calvino. Ma le polemiche intorno al famigerato «risvolto», se da una parte ebbero l'effetto di sancire la rottura del già freddo rapporto con «il signor Vittorini», lasciarono una ferita anche nei rapporti con i prediletti interlocutori della casa editrice torinese.

L'intero anno successivo alla pubblicazione della Malora trascorre senza un contatto epistolare neppure con l'amico Calvino, ed è probabile che già in questo periodo, dietro suggerimento degli amici albesi, Fenoglio abbia pensato a stabilire contatti con altri editori.

Nella recente raccolta di Tutti i racconti è stato possibile includere, sotto il titolo Racconti del paese e del parentado, ventitré testi brevi, scritti da Fenoglio nell'arco di quasi un decennio, l'ultimo della sua breve vita, con un'interruzione negli anni 1956-1959 in cui lo scrittore è interamente assorbito dal lavoro al «libro grosso» sull'epopea partigiana. Alle estremità di questo intenso periodo creativo si trovano due disegni narrativi intitolati dall'autore, rispettivamente, Il paese e Racconti del parentado. Il primo progetto, abbandonato dopo la stesura di soltanto tre degli undici capitoli previsti, avrebbe anche potuto chiamarsi Il borgo, così come Cesare Pavese aveva tradotto The Hamlet di William Faulkner, tante sono le similarità con questo libro sicuramente amato da Fenoglio. Mentre il secondo assumerà una forma compiuta soltanto nel 1961, quando la tendenza dell'autore è ormai quella di recuperare tutti i testi brevi di argomento langhiano all'unificante ottica «parentale».


A cura di Luca Bufano


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Il paese (The Village). One and everyone, the extraordinary everyday experiences, apparent peace / Name: Agostino

During the painstaking preparation of his first book, Fenoglio had begun to explore a new subject matter to place alongside the treatment of the partisan war: he called them stories of the so-called peace” in a letter of October 27, 1949 to his friend Giovanna Cresci. Thus, came about the first short stories about life in the Langhe countryside. There soon followed the short novel La malora (Ruin) in which the young narrator, Agostino Braida, offers a first-person account of his life at a sharecropper’s farm in Pavaglione. It is Fenoglio’s second book, published in the summer of 1954 at the end of an unfortunate editorial experience not unlike that of his first work, which also appeared in the “I gettoni” collection edited by Elio Vittorini. Perhaps annoyed by Fenoglio’s reluctance to follow his editorial suggestions or perhaps believing that his criticism would have encouraged the development of a truly talented writer, Vittorini penned a short, seemingly contentious commentary on the volume’s dust jacket that provoked a crisis of confidence in its author.

Quell’antica ragazza (That Ancient Girl) and Pioggia e la sposa (Rain and the Bride), the eighth and twelfth stories of I ventitre giorni della città di Alba can be considered the incunabula of a new narrative experience. It is especially the second story that marks the discovery of the child narrator, who succeeds in expressing with a naturalness, free of worn out neorealist devices, the extraordinariness of the narrated events that will lead to Fenoglio’s short masterpieces: Il gorgo (The Eddy), written for Giambattista Vicari’s literary journal «Il Caffè» (this provided Fenoglio with the moral support he needed during a difficult period in his literary career), La sposa bambina (The Child Bride) for Alberto Moravia’s literary magazine «Nuovi Argomenti», and soon afterwards Un giorno di fuoco (A Day of Fire) and Ma il mio amore è Paco (But My Love Is Paco), that will draw the admiration of Italo Calvino. However, if, on one hand, the controversy surrounding the ill-fated dusk jacket commentary ended the already strained relationship with “Mr. Vittorini,” it also left a scar in his relations with his favorite interlocutors at the Turin publishing house. After the publication of La Malora, an entire year would pass without any correspondence, not even with his friend Calvino. During this period, it is likely that, prompted by his friends in Alba, Fenoglio thought about establishing contact with other publishers.

In the recent collection of Tutti i racconti (The Complete Short Stories) it has been possible to include, under the title Racconti del paese e del parentado (Tales of the Countryside and Kinsfolk), twenty-three brief texts, written by Fenoglio over almost a decade, the last of his short life, with an interruption between 1956 and 1959 when the writer was completely absorbed in the “libro grosso” (big book) on the partisan epic. At the extreme ends of this intense creative period, there are two narrative projects that the author entitled Il paese and Racconti del parentado (The Village and Tales of Kinship) respectively. The first project, which was discontinued after the drafting of only three of the eleven planned chapters, could also have been called Il borgo, like the title chosen by Cesare Pavese for his translation of William Faulkner’s The Hamlet. There are many similarities with the American writer’s novel, which Fenoglio undoubtedly loved. Racconti del parentado, on the other hand, will be completed in 1961, when the author’s tendency by then was to collect all his short works about life in the Langhe around the unifying perspective of “parentale” (kinship).

Traduzioni a cura di Mark Pietralunga